L'odore del cuoio bagnato

person Pubblicato da: Octavianus Staff list In: Laboratorio Sopra: comment Commento: 0 favorite Colpire: 335

" Zio " Ferdinando nella sua dolcezza severa, i suoi rimbrotti quando esageravo con le domande, la sua dignità nel fare e nel vivere indossata con naturalezza, come una giacca del nonno dalla maniche a lunghezza fissa.....

Nella bottega di " zio " Ferdinando, in realtà un fratello di mio nonno ed uno dei due calzolai in paese, trascorrevo lunghe ore ad osservarlo, a volte spiarlo, mentre era intento al suo lavoro. Riparava le scarpe da lavoro e della festa per farle durare e tanto, ma soprattutto ne costruiva.

Era un calzolaio, non un ciabattino. Era andato a bottega da ragazzo per imparare il mestiere ma non si era mai disabituato a guardare le cose del mondo, leggeva ed in piccolo paese non era cosa consueta, non per un artigiano. Lo ricordo con i capelli già tutti bianchi, sempre curato nell'aspetto, occhi chiari indagatori, con la giacca sempre ( confezionata dal nonno ovviamente ).

Le mani sempre perfette. A quest'ultimo aspetto prestava molta attenzione. Usare trincetto ,sgorbie e lesina, incerare e cucire, rovina facilmente le mani. Lui alle sue mani teneva particolarmente. A giudicarlo dalle mani il suo mestiere sarebbe stato insospettabile. Zio Ferdinando, un calzolaio signore nell'aspetto e nei modi. Il suo fare, il suo modo d'essere induceva al rispetto chiunque si rivolgesse a lui.

Nella sua bottega, messo a sedere su di una piccola sedia impagliata tenuta la per me, trascorrevo ore ed ore. Seguivo le sue mani che tagliavano le pelli che riusciva ad avere, il trincetto che scorreva per scarnirle e poi la cucitura delle tomaie. Le mani che le tiravano sulle forme una per una, centinaia di piccoli chiodi che per comodità si tenevano tra le labbra e che servivano per fissare le tomaie. Una volte inchiodate, nella mia fantasia erano dei piccoli ricci.

Nel frattempo mi parlava di come sarebbero venute, degli accorgimenti da usare, del futuro proprietario, delle sue richieste delle sue necessità, ma anche delle sue " fisime ". Così il fare diventava storia, prendevano corpo uomini e caratteri, episodi e leggende. poi arrivava l'ora di pranzo, si smetteva per riprendere nel pomeriggio. Lunghi pomeriggi assolati durante i quali l'ombra della bottega era di conforto.

Ma soprattutto al pomeriggio erano destinate le due operazioni che mi tenevano incollato alla sedia. La cucitura e la suolatura vera e propria. Quando la scarpa chiusa sulla forma con la cucitura del guardolo era pronta ( la cucitura good year che nel linguaggio dello zio era la solettatura ) iniziava la preparazione della suola. Messa a bagno il giorno prima e poi avvolta in preziosa e scarsa carta di giornale per tenerla umida, doveva essere battuta a lungo. Lunghi minuti di battitura per renderla più compatta e garantirne così una migliore e più lunga durata.

E qui si sprigionava quell'odore che sa di bosco e di antico. Annusavo con le narici aperte, permettevo che mi avvolgesse. Lo sentivo tornando a casa, lo annusavo nell'aria insieme all'odore dello spago e della cera d'api usata per incerarlo. Lo sento ancora ed ha la forza di riportarmi indietro. Lo sento e mi riappare " Zio " Ferdinando nella sua dolcezza severa, i suoi rimbrotti quando esageravo con le domande, la sua dignità nel fare e nel vivere indossata con naturalezza, come una giacca del nonno dalla maniche a lunghezza fissa.....

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